Viaggio tra le saghe. Ossa Verdi
Approfondimenti e recensioni sulle saghe fantasy/fantascienza per creare delle guide alla lettura e alla scelta. Undicesima puntata: la trilogia delle Ossa Verdi di Fonda Lee.
Per iniziare
La saga delle Ossa Verdi è una delle migliori che ho letto negli ultimi anni, sicuramente la migliore di quest’anno. Si merita molto più successo di quello che ha avuto in Italia. Ma bando alle ciance, e al solito andiamo con ordine. La trilogia delle Ossa Verdi è composta da:
- Jade City
- Jade War
- Jade Legacy
L’autrice ha anche scritto una novella ambientata prima della trilogia The Jade Setter of Janloon. Nel 2023 è in uscita un libro di quattro racconti, Jade Shards, sempre ambientati prima di Jade City, uno per personaggio, tutti già conosciuti nella trilogia. Non si sa ancora niente per quanto riguarda una futura pubblicazione italiana di entrambi.
La trama
Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fantastica
Pagine: 564
La giada è la linfa vitale dell’isola di Kekon: estratta, venduta, rubata, e soprattutto usata da secoli dai guerrieri Ossa Verdi come la famiglia Kaul per potenziare le loro abilità marziali e difendere l’isola dagli invasori stranieri.
Ormai le guerre sono finite e la nuova generazione di Kaul, a capo del clan Zero Vette, vuole solo proteggere i propri affari e dominare il mercato della giada. È un mondo in rapido cambiamento nel quale le antiche tradizioni d’onore non hanno più posto. E quando spunta una nuova droga che permette a chiunque di maneggiare la giada, la tensione tra il clan Zero Vette e i rivali della Montagna esplode con violenza. È in gioco il destino di tutte le Ossa Verdi, e dell’intera Kekon.
Recensione
Scrivere una recensione di senso compiuto per questa trilogia sarà davvero difficile. Prima di tutto perché, nonostante siano passati giorni da quando l’ho finita, mi sento ancora in lutto sia perché non leggerò più della famiglia Kaul, sia per come si è conclusa la loro storia. Non fraintendetemi, è tutto perfetto finale compreso, ma questo non mi impedisce di piangere tutte le mie lacrime per i miei protetti. Ma non mi dilungo, anche per evitare spoiler, e al solito cerchiamo di andare con ordine.
La trilogia delle Ossa Verdi è perfetta. Fine recensione.
No, devo dire di più, devo farvi capire la meravigliosità di questi libri o almeno ci proverò. Partiamo dalla perfezione del worldbuilding. Fonda Lee crea un mondo complesso, sfaccettato, ricco di culture e tradizioni diverse, estremamente realistico nonostante l’esistenza della giada ‘bioenergetica’ e gli Stati e continenti immaginari. Questo non solo perché si possono trovare grossomodo i vari corrispettivi nella realtà ma anche grazie alle descrizioni dettagliate e alla creazione di una geopolitica super curata, complessa e intricata quanto lo è quella reale ma comunque estremamente intrigante e appassionante da leggere. Certo se non piacciono intrighi, lotte per il potere, guerre, diplomazia ecc. questa trilogia non fa per voi. Per me che adoro queste cose, è LA trilogia della vita. Non solo l’autrice fa questa operazione alla perfezione ma la gestisce altrettanto bene: all’inizio del primo libro, Jade City, non sommerge ǝ lettorǝ di informazioni, ma al contrario si incentra soprattutto sulla presentazione di Kekon, dei clan e di come funziona la loro società. Solo a partire dalla seconda metà del libro, l’autrice introduce gradualmente altre nazioni coinvolte nella politica di Kekon e nella vita dei clan preparando il terreno per i successivi due libri in cui l’aspetto internazionale sarà sempre più presente e fondamentale nelle vicende kekonesi. Per questo motivo in particolare consiglio una lettura ‘maratona’ della trilogia, altrimenti si rischia di perdersi nell’immaginaria ma pur sempre complessa geopolitica dei libri. L’altro elemento fondamentale del worldbuilding è ovviamente la giada a cui l’autrice da un importante ruolo sociale, culturale e politico: perché esiste, perché solo a Kekon, perché qualcuno è reattivo e qualcun altro no, sono tutte domande senza una vera e propria risposta, spiegate soprattutto tramite leggende e/o superstizioni; niente di tutto questo è importante del resto, per il popolo kekonese conta di più che chi indossa la giada ed è reattivo ad essa acquisisce delle capacità sovraumane, potere e prestigio di conseguenza, perché questi sono fatti concreti, sono ciò che influisce effettivamente sulle loro vite. Il risultato è che l’elemento fantasy passa in secondo piano e allo stesso tempo è centrale alla storia: un bilanciamento perfetto che rende il tutto ancora più realistico.
Il realismo non è dovuto solo al worldbuilding, ma anche ai personaggi. Questa trilogia può essere considerata a tutti gli effetti una saga familiare: seguiamo infatti la famiglia Kaul, a capo del potente clan degli Zero Vette, per circa venti/venticinque anni in costante battaglia, metaforica e non, con il clan nemico della Montagna, ma anche alle prese con gli interessi di paesi esteri per la preziosa giada, la gestione finanziaria e militare del clan stesso, senza tralasciare le dinamiche tipiche familiari. Di nuovo, Fonda Lee bilancia perfettamente tutti questi elementi grazi ai molteplici punti di vista che utilizza per raccontare la storia, ma anche tramite i numerosi salti temporali (molto più frequenti nel terzo libro, Jade Legacy) che le permettono di mantenere un ritmo incalzante e mai noioso. Tutto questo creando una caratterizzazione a dir poco perfetta per ogni singolo personaggio, anche per quelli che compaiono per pochi capitoli. Parlando di clan con guerrieri, territori contesi, faide varie, che di fatto controllano il governo e l’economia di Kekon, non possiamo certo aspettarci eroi come protagonisti: l’autrice crea dei personaggi moralmente grigi, se non tendenti al nero, a cui però resta impossibile non affezionarsi. Non c’è, però, ambiguità da parte della Lee sull’eticità e moralità delle azioni dei personaggi, né sul sistema dei clan, a tutti gli effetti mafioso. Anzi, nel corso della storia sono numerose le volte in cui vengono sottolineate le problematicità della vita che conducono i Kaul, non c’è romanticizzazione di nessun tipo ed è proprio per questo che è ancora più straordinario come l’autrice riesca a creare dei personaggi così controversi e allo stesso tempo di così facile immedesimazione.
Per non parlare delle numerose tematiche che affronta tramite proprio il sistema dei clan: dal colonialismo all’imperialismo, passando per lo sfruttamento delle risorse di paesi in via di sviluppo e il potere di una cultura globalizzata. In questo senso, l’unico Stato a cui si può trovare un vero e proprio corrispettivo nella realtà è l’Espenia, a tutti gli effetti l’equivalente degli Stati Uniti d’America. Fonda Lee non si fa problemi a denunciare ogni tipo di porcheria realmente eseguita dagli USA nel mondo: guerre per procura, crimini di guerra, torture per ottenere informazioni, insabbiamenti, e chi più ne ha più ne metta. Critica pesantemente anche la cultura statunitense: il ruolo di primaria importanza che rivestono i soldi, la superiorità che sentono nei confronti di qualunque altro popolo, la mancanza di rispetto verso altre culture e Nazioni. In aggiunta ad una già molto ricca trilogia, Lee introduce anche una pesante e non molto velata critica sociale e politica.
Che altro dire? Una storia scritta magistralmente, intrigante e appassionante; sempre coerente, anche sul finale per quanto doloroso.
Se adorate intrighi, lotte per il potere, guerre, diplomazia ecc. questa trilogia è la vostra nuova droga. Se aggiungi un worldbuilding complesso e realistico, curato fin nel minimo dettaglio, dei personaggi moralmente grigi, controversi ma anche di facile immedesimazione, una storia intrigante e appassionante, si ottiene la saga delle Ossa Verdi, un piccolo capolavoro.
Voto: 10/10